L'innocente



Appena io e Giuliana rimanemmo soli, ella mi disse:

- Non speravo che tu tornassi tanto presto. Come ti sono grata!

Nell'attitudine, nella voce ella era timida, umile, teneramente. Mi apparve anche più vivo il contrasto fra il suo volto e il resto della sua persona. Era per me visibile di continuo sul suo volto una particolare espressione penosa che rivelava in lei la continua insofferenza della deturpante e disonorante gravezza da cui il suo corpo era afflitto. Quell'espressione non l'abbandonava mai; era visibile anche a traverso le altre espressioni transitorie che, per quanto forti, non valevano a cancellarla; era inerente e fissa; e m'impietosiva, e mi scioglieva i rancori, e mi velava la brutalità troppo talora manifesta nei momenti d'ironica perspicacia.

- Che hai fatto in questi giorni? - io le chiesi.
- T'ho aspettato. E tu?
- Nulla. Ho desiderato di tornare.
- Per me? - ella mi domandò, timida e umile.
- Per te.

Ella socchiuse le palpebre, e un barlume di sorriso le tremolò sul volto. Sentii che io non ero mai stato amato come in quell'ora.

Disse, dopo una pausa, guardandomi con gli occhi umidi:
- Grazie.

Gabriele D'Annunzio


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